lettura di un’opera: Edvard Munch, Sjalousi (Gelosia, 1895 – olio su tela)

L’opera è di Edvard Munch (Løten12 dicembre 1863 – Ekely23 gennaio 1944) ed è denominata Sjalusi (Gelosia, 1895 – olio su tela). Il pittore norvegese esponente, tra la fine dell’ottocento e la prima metà del novecento di un espressionismo simbolista fa sue, artisticamente, tematiche come l’angoscia e la morte. Argomenti questi che conosce bene a causa degli eventi nefasti che ne segnarono l’infanzia. Anche l’amore è un tema assai caro al pittore che organizza a Berlino alla fine del XIX secolo la sua prima personale chiamata “il Fregio della Vita” divisa in tre sezioni: Amore, Paura e Morte.

Poesia per la lettura dell’opera:

Sjalousi (Gelosia di senzamaninbicicletta)

nel giardino arido di stoppie
vani tentativi floreali seccano
papaveri sfogliano al vento
e girasoli color della polvere
son curvi col viso nella terra

rossi e maturi frutti di delirio
sul grande albero dell’ira
stanno a goder – pare irreale –
dell’aria greve carica di odio

nel giardino nebbia plumbea

immobile con le spalle all’albero
sotto falde di un nero cilindro
due occhi corvini spalancati
in un viso inebetito e pesto

il collo immerso nelle spalle
e il bavero del cappotto scuro
nasconde imbarazzo e pazzia
nelle gote scarlatte di furore
che cresce nell’impotenza
di voltarsi e vedere…

VEDERE!

sotto la medesima pianta
oltre il fusto e i frutti a terra
due figure strette e avvinte
nel cinico abbraccio
di un crudele inganno

In Gelosia , a destra del quadro,  si vede una figura maschile con una sfumatura verdastra negli occhi e nel viso. Ha uno sguardo allucinato e, sebbene l’ispirazione Munch la trovi in un fatto di cronaca nera degli inizi del XIX secolo (un omicidio passionale per la precisione) la somiglianza col pittore non sembra lasciar dubbi sulla sua propria immedesimazione come fosse egli stesso tormentato dalla gelosia. Il personaggio soffre palesemente, glielo si legge negli occhi inebetiti e leggermente deformi, delle attenzioni che la donna, posta in secondo piano nell’atto di cogliere un frutto maturo da un albero, riceve da uno spasimante che le porge dei fiori rossi. Forse è infelice perché il suo amore non è corrisposto, oppure per un tradimento? Le emozioni trasmesse, caratteristica tipica dell’arte di Munch, attraverso i colori che hanno spesso una funzione simbolica. Quest’opera ne è pregna: il colore rosso della passione che nel quadro sembra assumere un forte senso d’angoscia lo troviamo anche in altri simboli come i frutti, nel mantello e nel viso della femmina e   nei fiori che l’uomo le porge. Munch è determinato ad esprimere col pennello una contrapposizione potente tra il rosso, appunto, il nero del suo vestito e il verde scurissimo della siepe dietro cui osserva le due figure, in cui spicca chiaro il suo viso che trasmette tutto il sentimento e il dolore dell’artista che, nella geometria del quadro, pone una netta divisione del rettangolo: a sinistra gioia passione e colori caldi quali il giallo arancio e un verde chiaro, più al centro il rosso di cui s’è già detto, e il verde di una tonalità piuttosto scura forse per indicare il mezzo con cui la donna viene a contatto con il peccato dei frutti. Il colore rosso inoltre, specie l’elemento nella colonna a sinistra bilancia l’opera contrapponendosi alla mole scura posta a destra. Il cielo è acromo e probabilmente il pittore vuole descriverne l’assenza, per dar corpo in maniera ancora più forte alla sua angoscia. Munch non ha interesse per la prospettiva e indica la profondità con la sovrapposizione dei soggetti e con indizi quali i gradienti dimensionali; nella stessa opera si ha forte la percezione di staticità causata dalla raffigurazione del personaggio in primo piano che è predominante, ma vi sono un paio di elementi come il braccio alzato per cogliere il frutto e la posa dinamica dello spasimante, che restituiscono dinamicità alla scena.

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Quest’opera (non i quadri di munch, ovviamente) è proprietà di Sergio Carrivale “senzamaninbicicletta” ed è pubblicata sottoLicenza Creative Commons.

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